" Il cammello che piange"
Informazioni generali
Trama
Mongolia del Sud, primavera. Un giovane cammello è rifiutato dalla madre, così la famiglia proprietaria del cammello farà di tutto per salvargli la vita ma solo con il potere suggestivo della musica la mamma-cammello ritroverà il proprio istinto materno. Da questo momento, parteciperemo della sofferenza dell’animale, espressa con un lamento che ricorda un vero e proprio pianto umano, e seguiremo il suo calvario per alimentarsi e crescere, nonostante i numerosi tentativi degli allevatori di far “riconciliare” madre e figlio. La miracolosa pacificazione finale avverrà grazie al potere taumaturgico della musica, attraverso un rito officiato da un violinista fatto venire appositamente dalla città più vicina: il suono dello strumento e della voce riusciranno a sciogliere il rifiuto iniziale e a far “piangere” anche la madre del piccolo cammello albino.
Ispirandosi al modello dei documentari narrativi di Robert J. Flaherty come “Nanook del Nord” e “L’uomo di Aran”, i due registi hanno seguito la vita reale di una famiglia di pastori nomadi, scandita dalla ciclicità delle nascite e delle stagioni e ancora preservata dalle conseguenze negative del processo di inurbamento in atto anche in Mongolia (nella sola capitale Ulan-Bator vive il 50% della popolazione del paese).
Il risultato finale è uno spaccato realistico di uno stile di vita suggestivo proprio perché lontano nel tempo e nello spazio, ma che mantiene il sapore della favola grazie al lieto fine e alla descrizione dell’immediata comunicazione fra psiche e istinto e del rapporto privilegiato fra natura e uomo, ormai sempre più drammaticamente compromesso.