martedì 24 marzo 2020

IL SAPERE SOCIOLOGICO E L'ELABORAZIONE TEORICA


Il valore conoscitivo del sapere sociologico

La definizione di scienza che emerge sia dai contributi più recenti del dibattito epistemologico, sia dalla pratica degli specialisti dei diversi settori del sapere è quella di una conoscenza basata su: 
  • metodi di indagine empirici e sistematici; 
  •  uso consapevole di modelli teorici; 
  • pubblicità e controllabilità dei risultati ottenuti. 
La sociologia è una scienza empirica, cioè basata sulla necessità di verificare direttamente, tramite l'esperienza, la bontà e la plausibilità di un'idea o di un'opinione. 
La capacità della sociologia di "spiazzare" il senso comune, mostrando come le idee che le persone si formano sulla realtà sociale siano spesso empiricamente infondate.
Le concezioni sulla società radicate nel senso comune rappresentano spesso l'esito di un uso frettoloso e superficiale dell'induzione, cioè di quel procedimento logico grazie al quale ricaviamo da casi ed esperienze particolari affermazioni e conclusioni di carattere generale. 
 
 
 
L'elaborazione teorica in sociologia
 
Per intraprendere una ricerca occorre dunque avere chiara una teoria generale su ciò che si intende studiare, che guidi nella selezione di ciò che è significativo e importante prendere in esame. A questo si riferisce sostanzialmente il concetto di "momento teorico" in sociologia, precedente la raccolta dei dati empirici. 
In sociologia esiste uno stadio preliminare alla stessa elaborazione teorica, che consiste nell'assunzione di una prospettiva particolare di un quadro generale di sfondo entro il quale collocare teorie e dati, destinati altrimenti all'insignificanza. 
Il filosofo Thomas Kuhn ha chiamato paradigmi questi quadri di sfondo. 
Secondo lo studioso che per la verità ha in mente soprattutto le discipline fisico-matematiche  la storia di una scienza non procede per semplice accumulazione di nuove conoscenze, ma anche per mutamenti di paradigma che la comunità scientifica effettua periodicamente, quando, nel suo procedere, si imbatte in anomalie e problemi che non trovano soluzione all'interno dei quadri di riferimento fino a quel momento adottati. 
In sociologia i diversi paradigmi, ossia le differenti prospettive che gli studiosi adottano nello studio dei fenomeni sociali, generalmente coesistono senza annullarsi, benché uno in particolare possa godere, in un dato momento storico, di maggiore popolarità. I due principali paradigmi antagonisti, a cui possiamo ricondurre le diverse teorie sociologiche, sono:
  1.  il paradigma della struttura; 
  2. il paradigma dell'azione. 
Per il paradigma della struttura la "società" è un meccanismo dotato di leggi proprie, che funziona in modo totalmente indipendente dalle azioni e dalle scelte degli individui che la compongono, ai quali si impone forzatamente dall'esterno. Possiamo far risalire questo paradigma ai primi grandi classici della sociologia: Auguste Comte,  Émile Durkheim e Karl Marx.
 
Sostenitori del paradigma dell'azione ritengono invece che la società, con le sue norme, le sue usanze, i suoi modelli di comportamento, sia semplicemente il prodotto delle azioni e delle Interazioni tra gli individui, che ripetute indefinitamente si cristallizzano fino a diventare forme di vita istituzionalizzate. 
Perciò gli individui e il loro agire dotato di senso costituiscono sempre l'unità di misura della vita sociale, e compito della sociologia sarà proprio lo studio dell'agire sociale, nella molteplicità delle sue forme e dei suoi contesti. 
l'idea della sociologia come studio scientifico dell'agire sociale è stata sostenuta per la prima volta dal sociologo tedesco Max Weber .

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