sabato 28 marzo 2020

EMILE DURKHEIM


Durkheim: il primato del sociale sull'individuale

Emile Durkheim | Sociologo Francese | Sulle Scienze Sociali
Per Emile Durkheim (1858-1917)  la fonte principale di questa distorsione è invece la tendenza, propria del senso comune, a spiegare i fatti sociali in termini individuali.
Per Durkheim,, bisogna partire dall'assunto che la società, con le sue istituzioni trascende l'individuo e gli sopravvive; non si tratta pertanto di ricondurre la dimensione sociale a quella individuale, ma piuttosto di riconoscere che sull'individuo operano "tendenze collettive", cioè condizioni o concezioni comuni all'intera società, in grado di guidare le sue azioni e i suoi pensieri, allo stesso modo.



Gli studi sul suicidio

All'esemplificazione di questa idea, Durkheim dedica la sua opera più famosa "II suicidio. Studio di sociologia (1897). "
Basandosi su una consistente raccolta di dati empirici e sull'uso sistematico, di strumenti statistici, Durkheim cerca di leggere il fenomeno delle morti volontarie, come un fatto eminentemente "sociale". 

Secondo Durkheim, si trasformano in "cause suicidogene" solo in presenza di condizioni sociali tali da rendere quelle circostanze intollerabili per l'individuo. 
Durkheim distingue a questo proposito 3 condizioni fondamentali: 

  1. quando l'integrazione sociale è debole e l'individuo finisce per far capo solo a se stesso, affermando «l'io individuale a danno di quello sociale», si verifica il cosiddetto suicidio egoistico.  
  2. quando l'individuo fatica a trovare la propria individualità e ripone la propria es-senza in un valore collettivo più alto, ad esempio in una fede religiosa, si ha il suicidio altruistico; 
  3. quando viene meno il potere morale della società di disciplinare le passioni dell'individuo, tanto che manca il giusto limite ai suoi desideri e alle sue aspirazioni, si verifica quello che Durkheim chiama suicidio «anomico»   

Questa classificazione è fatta su basi sociali: egoismo, altruismo e anomia non indicano disposizioni interiori delle persone, ma specifiche tendenze collettive in grado di agire dall'esterno sugli individui.

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Una strategia di difesa: l'appello alla solidarietà "organica"

L'homo duplex: individualismo e società in Émile DurkheimSecondo Durkheim, occorre partire proprio da qui, cioè dalla consapevolezza che sull'individuo operano tendenze collettive per attuare misure preventive nei confronti dei suicidi: è necessario  promuovere la coesione sociale, cioè la solidarietà e rafforzare la coscienza collettiva, definita dallo studioso come «l'insieme di credenze e di sentimenti comuni alla media dei membri di una società». 
Realizzare tutto questo è relativamente semplice nelle società preindustriali, caratterizzate da quella che Durkheim chiama solidarietà meccanica, fondata cioè sulla somiglianza di tutti i membri della comunità a un tipo sociale unico, e quindi sull'esistenza di individui Indifferenziati", paragonabili alle molecole dei corpi inorganici. 
Più complessa, invece, è la questione della solidarietà nelle società complesse, dove l'alto grado di differenziazione degli individui indebolisce inevitabilmente la coscienza collettiva, anche se questo non significa che una forma di solidarietà non sia possibile e che gli unici vincoli tra gli individui siano di tipo esteriore e contrattuale 

Nelle società complesse c'è una possibile tipo di coesione, definita da Durkheim solidarietà organica, fondata cioè sulla coscienza che la società è un organismo in cui, in virtù della divisione del lavoro, tutti sono mutuamente interdipendenti.

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