domenica 12 gennaio 2020

LA DIMENSIONE CULTURALE DELLA MALATTIA



Etnopsichiatria e disturbi etnici

 Il presupposto dell'approccio etnologico alle forme del sapere scientifico è che le elaborazioni cognitive sono culturalmente situate: ne segue che le visioni del mondo, le interpretazioni dei fenomeni naturali e i modi di curare le malattie possono variare in relazione agli ambienti sociali in cui sono stati prodotti.
Nel campo della cura delle malattie, le società tribali o tradizionali studiate dagli antropologi si accostano alla diagnosi e alla terapia dei disturbi del corpo e della mente secondo modalità differenti da quelle in uso nella medicina occidentale, che nella maggior pane dei casi si fonda su di una visione organicistica, per cui sintomi e malesseri hanno quasi sempre una causa biologica, insita nel corpo: un trauma, un'infezione batterica o virale, un'infiammazione.

Particolarmente interessante è lo studio etnologico delle malattie mentali condotto dall'etnopsichiatria, o psichiatria transculturale, un'area disciplinare che coinvolge antropologi, epidemiologi e psicologi clinici e studia i disturbi psicologici nelle diverse culture. Essa non si limita a descrivere la distribuzione geografica delle malattie, ma analizza anche il ruolo del contesto culturale nella manifestazione dei sintomi, cercando di capire in che modo il disturbo è interpretato nelle società in cui si presenta e domandandosi se i metodi di cura praticati in determinate culture sono efficaci ed esportabili presso popolazioni differenti.

Durante il periodo coloniale, era abbastanza diffusa la convinzione che i popoli tribali non fossero affetti da disturbi mentali, in quanto immuni dagli stress della vita moderna.
Era un'opinione discutibile, fondata su Informazioni indirette, testimonianze di viaggiatori o osservazioni condotte negli ospedali coloniali, in genere poco frequentati dai nativi.
Ma ricerche sul campo condotte in seguito hanno modificato il quadro


  •  hanno dimostrato l'universalità di disturbi come la sindrome schizofrenica o gli stati depressivi, 
  • dall'altro hanno migliorato la conoscenza dei cosiddetti disturbi etnici, patologie del comportamento che compaiono presso un popolo e non trovano riscontro presso culture differenti.

Alcuni di questi disturbi, come l'amai:, il latah, il windibo e la sindrome di Cane Pazzo sono oggi ben conosciuti grazie a numerosi studi.

  •  L'amok é una sindrome tipica dei Malesi, che ha inizio quando un uomo si ritiene gravemente offeso e prosegue con un suo periodo di isolamento, al termine del quale l'individuo coinvoltorientra al villaggio furibondo e si mette a correre all'impazzata, colpendo con cieca violenza chiunque gli  capiti vicino.
  •  il latah, un disturbo caratterizzato dalla ripetizione automatica di parole, discorsi e azioni fatti da altri, talora con accompagnamento di parole oscene.
  • Il windibo, diffuso tra gli Indiani della foresta subartica canadese, è il timore panico di trasformarsi in un windibo, gigantesco spirito cannibale fatto di ghiaccio.


Georges Devercux, tra i fondatori dell'etnopsichiatria, ha descritto la sindrome di Cane Pazzo, osservata presso gli Indiani nord- americani Crow,.
Cane Pazzo è un giovane guerriero che si comporta in modo bizzarro e provocatorio, causando disturbo e tensioni nella vita sociale, ma è eroico in battaglia e si espone senza paura ai nemici.
Di solito, prima di diventare Cane Pazzo, l'individuo in questione ha subito una
frustrazione.

Le ricerche di etnopsichiatria spesso hanno dimostrato l'impossibilità di ricondurre disturbi etnici alle categorie mediche occidentali, mentre più volte è emerso un significato culturale specifico di tali disturbi: possono infatti avere una funzione importante nel contesto culturale in cui si manifestano. Secondo studi empirici svolti nel Sud-est asiatico, i sofferenti di latah sono individui particolarmente impressionabili e soggetti a reazioni incontrollate a stimoli improvvisi e inaspettati. Il windibo può essere interpretato come la forma tradizionale in cui si esprime una paura collettiva, quella di essere mangiati.
Anche la sindrome di Carne Pazzo, nell'interpretazione di Georges Devereux è un modo socialmente accettato di reintegrazione nel gruppo di un giovane guerriero che ha perso l'onore e provocato conflitti e squilibri all'interno della sua comunità.

















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