“Una tazzina di caffè” di Anthony Giddens
La tazzina di caffè a metà mattina o dopo pranzo non è infatti solo un atto alimentare, ma ha un valore simbolico nel quadro dei riti sociali quotidiani, tanto che spesso il rituale è più importante della bevanda stessa. “Andare a prendere un caffè” non significa solo assumere una determinata bevanda, ma recarsi al bar o comunque fare una pausa per scambiare due chiacchiere. Così la risposta negativa alla richiesta di “bere un caffè” può provocare nell’interlocutore un risentimento incomprensibile, se non rapportato alla dimensione comunitaria del rito.
Approfondendo l’analisi dovremmo notare che il caffè, a causa del contenuto di caffeina, esercita un’azione sul sistema nervoso: è pertanto una droga socialmente accettabile al pari dell’alcol.
Non è così per altre culture, che invece tollerano il consumo di marijuana, ma disapprovano quello di caffè e alcol.
L’abitudine all’uso del caffè, inoltre, è relativamente recente e presuppone un determinato sviluppo sociale ed economico. Come è noto, il consumo di massa della bevanda è legato all’espansione coloniale europea e all’esportazione del prodotto coltivato nelle piantagioni di Sud America e Africa. La bevanda rimanda allora a un insieme di rapporti internazionali e a un determinato sistema di scambi e accordi commerciali affermatisi storicamente.
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