Il funzionalismo critico
Robert Merton nacque a Philadelphia il 5 luglio 1910 da una famiglia di immigrati dell'Europa dell'Est. Insegnò alla Columbia University per la maggior parte della sua carriera accademica. Secondo Merton, il sociologo deve costruire delle "teorie a medio raggio", capaci di porsi in posizione intermedia tra la pura e semplice descrizione dei dati empirici raccolti e la generalizzazione troppo astratta, incapace di spiegare i contesti sociali osservati.
Secondo lui, questa astrazione eccessiva è presente nell'impostazione di Parsons. Per Merton, occorre rivedere l'impostazione funzionalista mettendo in discussione i 3 punti fondamentali:
- il "postulato dell'unità funzionale", secondo il quale tutti gli elementi di un dato assetto sociale cooperano alla sopravvivenza dello stesso. Questo postulato è applicabile agevolmente alle società semplici studiate dagli antropologi, ma difficilmente si può verificare negli aspetti sociali più complessi, in cui coesistono realtà eterogenee e dove spesso ciò che è funzionale per un determinato gruppo o soggetto sociale non lo è per altri.
- il "postulato del funzionalismo universale", connesso al precedente, secondo il quale l'esistenza di una determinata realtà o pratica consolidata è di per se sufficiente a ipotizzarne una funzione e un'utilità sociale. Questo ragionamento è smentito dalla realtà.
- il "postulato dell'indispensabilità funzionale", quindi esisterebbe una sorta di "corrispondenza biunivoca" tra gli imperativi funzionali del sistema e le istituzioni che a essi rispondono. Secondo Merton, può accadere che una certa esigenza della società sia soddisfatta per mezzo di strutture e organismi diversi. Ma può capitare il contrario, che all'interno dell'assetto sociale uno uno stesso elemento svolga contemporaneamente più funzioni. Merton introduce in questo modo la distinzione tra "funzioni manifeste" e "funzioni latenti" delle istituzioni.
Nessun commento:
Posta un commento