La scuola di Francoforte
Una prospettiva sociologica originale, maturata dal confronto interdisciplinare con altri ambiti del sapere come filosofia o critica letteraria, è quella elaborata dalla scuola di Francoforte. Con questa espressione si indica un gruppo di intellettuali che, a partire dal 1929, si raccolsero intorno a Max Horkeheimer, direttore dell'istituto della ricerca sociale di Francoforte.
Con un'assimilazione originale delle tesi di Marx gli autori della scuola di Francoforte elaborarono una lucida analisi della civiltà industriale avanzata, nella quale a loro giudizio, nascono nuove e più sottili pratiche di controllo sociale, occultate da miti diffusi della democrazia e del benessere con cui il sistema capitalistico si assicura la sopravvivenza e la riproduzione.
Nell'opera "l'uomo a una dimensione" di Marcuse, la società occidentale viene rappresentata come una confortevole e ragionevole democrazia, orgogliosa di aver sconfitto il bisogno grazie al progresso economico-tecnologico, che però appiattisce l'uomo alla pura dimensione di consumatore, euforico e ottuso, la cui libertà è solo rappresentata dalla possibilità di scegliere tra prodotti diversi.
Si tratta di una libertà fittizia, perché i bisogni che spingono l'individuo a desiderare e a scegliere un bene sono in realtà indotti, cioè provocati ad arte dal sistema produttivo per garantire la propria sopravvivenza.
Abbagliato da questi falsi bisogni, l'uomo insegue beni che perpetuano in realtà la sua infelicità; è spinto a lavorare fino all'istupidimento per l'ossessione di produrre, e anche nella dimensione apparentemente più privata e personale, quella del tempo libero, egli è manipolato da forse estranee: infatti si rilassa e si diverte in accordo con gli imperativi del consumo.
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